
Alessandro Santoro
Alla fotografia mi sono avvicinato da giovane, grazie agli sforzi combinati dei miei fratelli maggiori che volevano impedirmelo.
Col tempo, secondo fasi e alternanze, il senso del mio dilettantismo è cambiato. Ora per esempio apprezzo che la fotografia mi disobbedisca, che faccia dispetti a ciò che penso. Nel calloso silenzio dei miei scatti mi capita di rilevare pregiudizi ed intenzioni insospettabili. Non senza paradosso, dunque, l'intimità con l'invisibile è il dono dolceamaro dell'esattezza fotografica. E se l'invisibile non sempre è benvenuto, lo sono invece gli incontri sul cammino, amici e maestri, come Paul Caponigro e Antonio Biasiucci, Martin Parr e David Farrell. E molti altri ancora. |