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Chiara Pippo

Imperfetto continuo è un tempo verbale immaginario, che trovo mi rappresenti bene perché racconta alcune caratteristiche del mio corpo, del mio carattere e della mia storia personale. Caratteristiche forse indirette, forse non così immediate ed evidenti, ma che stanno giusto a due passi da una superficie apparentemente compatta, ponderata, organizzata. Ho cercato di mettere in evidenza il mio imperfetto continuo in questo primo tentativo di autoritratto. Cercando, cioè, i dettagli del corpo che fisicamente possono raffigurarlo (e raffigurarmi) in modo emblematico. Dettagli che mi ritrovo ad avere per natura, per usura o distrazione. Per scelta o per sbaglio. Scottature e cicatrici (sul braccio), semplici e incorreggibili difetti (i denti, che l’hanno avuta vinta su anni di apparecchi dentali), ma anche vezzi come il piercing all’ombelico, irregolarità e nodosità nelle dita dei piedi causate da anni di danza classica, fratture – come quella al pollice della mano destra – mai curate e lasciate sedimentare nella loro asimmetria. Ho scelto il bianco e nero, e ho spinto sui contrasti, perché li sentivo più adatti a rappresentare il tema. L’autoritratto è stato una prova per me particolarmente complessa, perché sono una totale principiante. Solo realizzando materialmente questi scatti mi sono resa conto della difficoltà del progetto o quanto meno di una sua riuscita efficace, della difficoltà di studiare (e mettere in pratica) da sola inquadrature e luci. Ma si dice che “sbagliando s’impara”. E speriamo possa essere il titolo di riserva di questo lavoro.
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