Cavalli d'Acciaio 2009
Scopo dell'opera
Il fine di questo lavoro è quello di un viaggio in una terra piccola come il Friuli Venezia Giulia dove in pochi chilometri quadrati sono presenti mare, pianure, laghi, colline, montagne, fiumi attraverso le possibilità offerte da una rete ferroviaria che arriva praticamente dappertutto e che servendosi delle voci della letteratura riesce a mettere l’osservatore nella condizione di saper scorgere orizzonti e mondi completamente sconosciuti rispetto a tutto quello che si credeva di aver oramai già esplorato.
La forza della poesia o della prosa funge insomma da motore ispiratore alla riscoperta di un ambiente in cui storia e il succedersi di epoche diverse hanno contribuito ad offrire un panorama che spesso solamente l’elemento treno riesce a cogliere nelle sue sfumature più cariche e profonde.
A fronte di ciò non risulta che esista tuttavia uno studio autorevole e aggiornato sul Treno e la Ferrovia nell’ ambito della letteratura italiana: forse la rarità di simili studi è la conseguenza di un interesse molto tiepido nei confronti di argomenti ad impostazione cosi miratamente tematica – Il dato emergente è insomma quello di una presenza complessiva assai rara circa il tema del Treno da parte della letteratura italiana dell’ ottocento e del novecento a fronte di una comunque forte presenza della ferrovia nel paesaggio sociale ed economico del paese, segno del prevalere soprattutto in Italia di una certa tendenza intellettuale e letteraria a cercare rifugio in ambiti idilliaci e nostalgici più che mai tesi a preferire agganci con gli spessori del passato.
Nonostante ciò lo sforzo ha potuto comunque concentrarsi sulle testimonianze poetico letterarie lasciateci da personaggi come Carducci, Svevo, Pascoli, Pirandello, Pasolini.
Ma quali sono gli agganci tra la poesia e l’elemento Treno, quali sono i presupposti affinchè quest‘ ultimo possa offrire alla poesia gli strumenti idonei ad apparire sotto una veste diversa o magari mai vissuta prima. Non dimentichiamo che la comparsa della ferrovia nel panorama moderno non suscitò reazioni solamente favorevoli sul piano culturale dal momento che si presentava come elemento destabilizzante su modelli ideologici ed esistenziali maturati nel corso di epoche e quindi poco destinati ad essere facilmente misconosciuti.
Non solo, lo scopo di questo lavoro non può altresì essere quello di una più o meno originale opera di documentazione del territorio
attraverso le ramificazioni della ferrovia, tutto ciò si perderebbe sicuramente nei meandri di un esperimento scontato per retorica e demagogia.
No, il problema e’ scoprire come il treno sia in grado di incidere nel vissuto di ciascuno di noi, scoprire come l’esperienza di un viaggio a volte importante o a volte ripetitivo perchè effettuato magari tutti i giorni possa d’improvviso rivelare contenuti totalmente nuovi nel panorama intimo di ognuno: l’atmosfera di uno scompartimento vissuto attraverso la compagnia di uno o più sconosciuti porta a scoprire dentro o fuori da quel finestrino un profilo di noi del tutto inedito, mai sospettato prima, proprio perchè prigionieri di una dimensione quotidiana spesso incapace di liberarsi della cecità della routine: si perchè il treno è una metafora della vita come ne esistono poche: la vita è un viaggio cosi come si può viaggiare anche a piedi, in autobus, in metropolitana, in auto ma solo il treno ha in sè quella magia che contribuisce a farti capire che in quella atmosfera c’è tutto: l’allegria di un suono scandito dal passaggio sui binari, compagnia ma anche solitudine, libertà
all’ interno di leggere come di ascoltare musica, di parlare come di dormire, mentre all’ esterno può essere interpretazione libera di una realtà destinata ad essere filtrata liberamente negli spiragli più remoti delle nostre coscienze. Il treno è velocità ma anche lentezza, antichità ma anche modernismo, arrivo e partenza, inizio e fine e ancora inizio. Così come il treno ha qualcosa di dolente o di delicato che niente altro riesce ad avere: se saluti qualcuno da un finestrino aperto ti si apre un cassetto dell’inconscio che rende quel momento solenne ed importante e magari stai solo salutando una persona che potresti rivedere di li a poche ore.
Salutare da un finestrino di un treno in partenza è una di quelle immagini provenienti dalla profondità del tempo che ci accomuna tutti in una favola talvolta misteriosa.
E non va dimenticata un'altra componente: nel viaggio in treno c’è un clima di spontanea solidarietà: si finisce per appartenere ad un
gruppo, senti i discorsi degli altri, hai finalmente tempo per parlare con gli altri, hai il tempo anche per litigarci, gli intoppi e i rallentamenti coinvolgono tutti.
Il treno insomma riesce ad essere vita nella vita, proprio come una grande immensa favola destinata alla fantasia di un bambino mai sazio, basti pensare alle opere di un autore come Pirandello, laddove il tema acquisisce una ricchezza di significato che va oltre i dati di natura sociologica o di puro paesaggio: certe tecniche di rappresentazione con le loro potenzialità funzionali e le possibili connotazioni simboliche vengono utilizzate in modo personale per entrare a far parte di un autentico universo narrativo.
Lo scompartimento diviene una specie di “Praticabile teatrale”, un luogo in cui i personaggi impersonano e rivestono ruoli, confrontano idee e ricordi, si mascherano e si smascherano in una atmosfera tutta particolare a cui contribuisce non solo la luce del momento ma anche una dimensione astratta quanto geometrica.
Il finestrino grazie al movimento veloce del treno crea un effetto perturbante e diviene una forma di schermo che corre all’ indietro secondo una visione addirittura rovesciata, quasi collegata all’angoscia, un vero e proprio senso di disorientamento, di vuoto che apre le porte verso una ennesima esplorazione dell’interiore.
Tutto ciò non può altresì escludere il ruolo destinato agli spazi connessi alla vita della ferrovia come la Stazione, le Sale d’attesa, il Caffè della Stazione, tutti luoghi apparentemente anonimi, impersonali, terre di tutti e di nessuno, votati all’ attesa e alla celebrazione di una realtà quasi virtuale, nata quasi come contrapposizione a quella realtà fatta di parametri certi, tradizionali e borghesi che tutti riconosciamo nella esistenza di ognuno: niente di più ingannevole e inopportuno di una contrapposizione fra questi due poli. Tutto ciò semmai attraverso l’interpretazione fotografica e la poesia può aiutarci a capire quanto gli ambiti delle quotidiane consuetudini in realtà possano entrare a far parte di un processo di spersonalizzazione dove tutto può improvvisamente trasformarsi in una luminosa e magica Sala di attesa.
La forza della poesia o della prosa funge insomma da motore ispiratore alla riscoperta di un ambiente in cui storia e il succedersi di epoche diverse hanno contribuito ad offrire un panorama che spesso solamente l’elemento treno riesce a cogliere nelle sue sfumature più cariche e profonde.
A fronte di ciò non risulta che esista tuttavia uno studio autorevole e aggiornato sul Treno e la Ferrovia nell’ ambito della letteratura italiana: forse la rarità di simili studi è la conseguenza di un interesse molto tiepido nei confronti di argomenti ad impostazione cosi miratamente tematica – Il dato emergente è insomma quello di una presenza complessiva assai rara circa il tema del Treno da parte della letteratura italiana dell’ ottocento e del novecento a fronte di una comunque forte presenza della ferrovia nel paesaggio sociale ed economico del paese, segno del prevalere soprattutto in Italia di una certa tendenza intellettuale e letteraria a cercare rifugio in ambiti idilliaci e nostalgici più che mai tesi a preferire agganci con gli spessori del passato.
Nonostante ciò lo sforzo ha potuto comunque concentrarsi sulle testimonianze poetico letterarie lasciateci da personaggi come Carducci, Svevo, Pascoli, Pirandello, Pasolini.
Ma quali sono gli agganci tra la poesia e l’elemento Treno, quali sono i presupposti affinchè quest‘ ultimo possa offrire alla poesia gli strumenti idonei ad apparire sotto una veste diversa o magari mai vissuta prima. Non dimentichiamo che la comparsa della ferrovia nel panorama moderno non suscitò reazioni solamente favorevoli sul piano culturale dal momento che si presentava come elemento destabilizzante su modelli ideologici ed esistenziali maturati nel corso di epoche e quindi poco destinati ad essere facilmente misconosciuti.
Non solo, lo scopo di questo lavoro non può altresì essere quello di una più o meno originale opera di documentazione del territorio
attraverso le ramificazioni della ferrovia, tutto ciò si perderebbe sicuramente nei meandri di un esperimento scontato per retorica e demagogia.
No, il problema e’ scoprire come il treno sia in grado di incidere nel vissuto di ciascuno di noi, scoprire come l’esperienza di un viaggio a volte importante o a volte ripetitivo perchè effettuato magari tutti i giorni possa d’improvviso rivelare contenuti totalmente nuovi nel panorama intimo di ognuno: l’atmosfera di uno scompartimento vissuto attraverso la compagnia di uno o più sconosciuti porta a scoprire dentro o fuori da quel finestrino un profilo di noi del tutto inedito, mai sospettato prima, proprio perchè prigionieri di una dimensione quotidiana spesso incapace di liberarsi della cecità della routine: si perchè il treno è una metafora della vita come ne esistono poche: la vita è un viaggio cosi come si può viaggiare anche a piedi, in autobus, in metropolitana, in auto ma solo il treno ha in sè quella magia che contribuisce a farti capire che in quella atmosfera c’è tutto: l’allegria di un suono scandito dal passaggio sui binari, compagnia ma anche solitudine, libertà
all’ interno di leggere come di ascoltare musica, di parlare come di dormire, mentre all’ esterno può essere interpretazione libera di una realtà destinata ad essere filtrata liberamente negli spiragli più remoti delle nostre coscienze. Il treno è velocità ma anche lentezza, antichità ma anche modernismo, arrivo e partenza, inizio e fine e ancora inizio. Così come il treno ha qualcosa di dolente o di delicato che niente altro riesce ad avere: se saluti qualcuno da un finestrino aperto ti si apre un cassetto dell’inconscio che rende quel momento solenne ed importante e magari stai solo salutando una persona che potresti rivedere di li a poche ore.
Salutare da un finestrino di un treno in partenza è una di quelle immagini provenienti dalla profondità del tempo che ci accomuna tutti in una favola talvolta misteriosa.
E non va dimenticata un'altra componente: nel viaggio in treno c’è un clima di spontanea solidarietà: si finisce per appartenere ad un
gruppo, senti i discorsi degli altri, hai finalmente tempo per parlare con gli altri, hai il tempo anche per litigarci, gli intoppi e i rallentamenti coinvolgono tutti.
Il treno insomma riesce ad essere vita nella vita, proprio come una grande immensa favola destinata alla fantasia di un bambino mai sazio, basti pensare alle opere di un autore come Pirandello, laddove il tema acquisisce una ricchezza di significato che va oltre i dati di natura sociologica o di puro paesaggio: certe tecniche di rappresentazione con le loro potenzialità funzionali e le possibili connotazioni simboliche vengono utilizzate in modo personale per entrare a far parte di un autentico universo narrativo.
Lo scompartimento diviene una specie di “Praticabile teatrale”, un luogo in cui i personaggi impersonano e rivestono ruoli, confrontano idee e ricordi, si mascherano e si smascherano in una atmosfera tutta particolare a cui contribuisce non solo la luce del momento ma anche una dimensione astratta quanto geometrica.
Il finestrino grazie al movimento veloce del treno crea un effetto perturbante e diviene una forma di schermo che corre all’ indietro secondo una visione addirittura rovesciata, quasi collegata all’angoscia, un vero e proprio senso di disorientamento, di vuoto che apre le porte verso una ennesima esplorazione dell’interiore.
Tutto ciò non può altresì escludere il ruolo destinato agli spazi connessi alla vita della ferrovia come la Stazione, le Sale d’attesa, il Caffè della Stazione, tutti luoghi apparentemente anonimi, impersonali, terre di tutti e di nessuno, votati all’ attesa e alla celebrazione di una realtà quasi virtuale, nata quasi come contrapposizione a quella realtà fatta di parametri certi, tradizionali e borghesi che tutti riconosciamo nella esistenza di ognuno: niente di più ingannevole e inopportuno di una contrapposizione fra questi due poli. Tutto ciò semmai attraverso l’interpretazione fotografica e la poesia può aiutarci a capire quanto gli ambiti delle quotidiane consuetudini in realtà possano entrare a far parte di un processo di spersonalizzazione dove tutto può improvvisamente trasformarsi in una luminosa e magica Sala di attesa.