CORPI
sociali, urbani, naturali, umani
inaugurazione sabato 18 febbraio 2017
Tiare-Ikea, Villesse (GO)
Tiare-Ikea, Villesse (GO)
Il compito del fotografo è affermare proprie opinioni usando la fotocamera come mezzo espressivo.
Come nel parlare e nello scrivere la chiarezza della comunicazione dipende moltissimo dalla limpidezza delle convinzioni. La ricchezza culturale del messaggero e del ricevente condiziona però questo scambio. L’espressione delle idee non può perciò giungere a tutti nello stesso modo, perché i contenuti sono soggetti a infinite variabili di ricezione.
Il nostro mondo è fatto di tanti mondi - razionali, istintivi, ultrasensibili. È un mondo liquido e disomogeneo in cui ognuno cerca una propria collocazione, spesso anch’essa variabile nel tempo. In questa situazione esistenziale nemmeno la Storiografia, che si basa su documenti, sa essere univoca. A maggior ragione non può esserlo l’arte figurativa, in cui si ha il massimo esercizio delle complessità soggettive.
Ogni scelta pertanto, posta una base di onestà intellettuale ed etica, sarà sempre arbitraria e suscettibile di opposizioni.
Per questa somma di considerazioni il curatore deve disegnare un territorio in cui sia possibile far dialogare le diverse forme dei pensieri degli artisti. La semplice giustapposizione di opere fotografiche, in questa visione dell’esistenza, non ha alcun senso. Come il fotografo sceglie il momento dello scatto, così il curatore sceglie una macrostoria da narrare fatta dalle molte singole storie narrate.
Gli otto fotografi che ho selezionato come testimoni della contemporaneità, fanno parte di un gruppo di studio (il Circolo Fotografico Friulano) che si dedica da anni e con costanza all’esplorazione del linguaggio fotografico. Non essere fotografi professionisti non pregiudica la qualità della loro ricerca, che è seria e nutrita dall’intensa attività che il CFF svolge su molti aspetti della Fotografia.
Le narrazioni fotografiche che ho scelto di intersecare - esposte nelle varie aree del Tiare - narrano con ampiezza questo nostro mondo complesso, in perenne bilico e conflitto tra forma e contenuto. Esse sono, infine, poetiche. La buona Fotografia non può esimersi dall’essere poetica perché è sempre metaforica, a partire dall’azione dello scatto che ritaglia una porzione del visibile escludendo tutto il resto. Lo è anche perché è dotata di uno o più schemi ritmici e stilistici, senza i quali i messaggi arriverebbero confusi e disordinati.
Buona visione.
Come nel parlare e nello scrivere la chiarezza della comunicazione dipende moltissimo dalla limpidezza delle convinzioni. La ricchezza culturale del messaggero e del ricevente condiziona però questo scambio. L’espressione delle idee non può perciò giungere a tutti nello stesso modo, perché i contenuti sono soggetti a infinite variabili di ricezione.
Il nostro mondo è fatto di tanti mondi - razionali, istintivi, ultrasensibili. È un mondo liquido e disomogeneo in cui ognuno cerca una propria collocazione, spesso anch’essa variabile nel tempo. In questa situazione esistenziale nemmeno la Storiografia, che si basa su documenti, sa essere univoca. A maggior ragione non può esserlo l’arte figurativa, in cui si ha il massimo esercizio delle complessità soggettive.
Ogni scelta pertanto, posta una base di onestà intellettuale ed etica, sarà sempre arbitraria e suscettibile di opposizioni.
Per questa somma di considerazioni il curatore deve disegnare un territorio in cui sia possibile far dialogare le diverse forme dei pensieri degli artisti. La semplice giustapposizione di opere fotografiche, in questa visione dell’esistenza, non ha alcun senso. Come il fotografo sceglie il momento dello scatto, così il curatore sceglie una macrostoria da narrare fatta dalle molte singole storie narrate.
Gli otto fotografi che ho selezionato come testimoni della contemporaneità, fanno parte di un gruppo di studio (il Circolo Fotografico Friulano) che si dedica da anni e con costanza all’esplorazione del linguaggio fotografico. Non essere fotografi professionisti non pregiudica la qualità della loro ricerca, che è seria e nutrita dall’intensa attività che il CFF svolge su molti aspetti della Fotografia.
Le narrazioni fotografiche che ho scelto di intersecare - esposte nelle varie aree del Tiare - narrano con ampiezza questo nostro mondo complesso, in perenne bilico e conflitto tra forma e contenuto. Esse sono, infine, poetiche. La buona Fotografia non può esimersi dall’essere poetica perché è sempre metaforica, a partire dall’azione dello scatto che ritaglia una porzione del visibile escludendo tutto il resto. Lo è anche perché è dotata di uno o più schemi ritmici e stilistici, senza i quali i messaggi arriverebbero confusi e disordinati.
Buona visione.
Alberto Moretti
Curatore
Curatore