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Il Treno e La Guerra

Notevole importanza ha rivestito l’uso del mezzo ferroviario durante gli ultimi conflitti mondiali ed in particolare lungo i binari della nostra regione. Di rilevante valore strategico e militare sono state le linee che correvano verso e lungo il vecchio confine tra Regno di Italia e Impero Asburgico durante la guerra del 1915-1918. Molte delle costruzioni ferroviarie, particolarmente quelle più ardite come la Transalpina o la Pontebbana sono state progettate con un occhio particolare alla difesa del territorio se non addirittura come preparativo alla aggressione del paese vicino, ricordiamo che eravamo in piena epoca nazionalista ed espansionista.
Durante il secolo scorso il treno è stato il mezzo di comunicazione e trasporto principale, la prima vera e propria macchina capace di accorciare le distanze: la rete ferroviaria, al suo apice storico permetteva già lunghi e veloci spostamenti collegando non solo l’intera Nazione ma, oltreconfine, anche le nazioni vicine, con vagoni che permettevano il trasporto di qualsiasi merce anche di stazza notevole.
La nostra regione, territorio da sempre di confine, fu coinvolta e sconvolta direttamente dai due conflitti mondiali. Innumerevoli sono le storie e i ricordi che riaffiorano percorrendo le linee ferroviarie regionali come i cartelli con la dicitura: “4 cavalli 20 uomini”, appesi a quei vagoni merci che trasportavano soldati e animali verso le prime linee, ignari di correre verso una lunga e terribile guerra, che ancora oggi a novant’anni di distanza ci mostrano le profonde ferite delle trincee, o le bianche lapidi dei cippi nei cimiteri sparsi lungo il confine con l’odierna Slovenia e l’Austria. Oppure i filmati di regime ripresi durante il viaggio del Milite Ignoto su di un treno speciale da Aquileja a Roma per custodirne le spoglie nell’Altare della Patria.
Le riprese cinematografiche dell’epoca e le immagini fotografiche ci mostrano donne e bambini festanti che lanciano fiori verso i finestrini delle “Tradotte militari” che correvano da tutta Italia verso le nostre terre.
Nessuna festa, invece, ma solo il racconto dei pochi superstiti ci ricordano il rimpatrio degli alpini, che dopo la disfatta di Russia sono tornati, nemmeno loro sanno come, fino al confine di Tarvisio da dove, stipati su carri bestiame sigillati, non riconoscibili, sono stati riportati verso casa.
Anche le immagini indelebili delle deportazioni degli ebrei e dei diversi dalla cosiddetta razza ariana verso i campi di sterminio, rinchiusi dentro vagoni con grate e filo spinato ci fanno riflettere su quale uso sia stato fatto dall’uomo di questa macchina meravigliosa che avrebbe dovuto unire, aprire le porte al progresso, agli scambi, non solo materiali, tra i popoli, rompendo i confini e le diversità.     
E’ da ricordare anche in modo particolare l’azione esercitata durante i periodi di guerra dalla Sanità, sui cosiddetti treni ospedale con le ormai famose carrozze milleporte adattate al trasporto di feriti ed in particolare del personale medico e paramedico infermieristico come le crocerossine che tanto si prodigarono nel salvare vite umane e dar conforto in condizioni estreme correndo rischi gravissimi.
Ma non solamente a questi scopi sono stati destinati i treni di guerra: dotati di armature di acciaio ed armati a dovere sono stati adibiti a difesa e attacco durante le azioni belliche sui confini.
Lungo le linee che corrono al di qua e al di la dell’ Isonzo non era raro vedere treni corazzati Italiani verso Monfalcone e Austria. Lungo la transalpina, armati di potenti bocche da fuoco scagliavano proiettili di grosso calibro dietro le prime linee, oltre le montagne, lungo le vallate, sollevando paura e insicurezza non solo alle truppe ma anche alle inermi popolazioni civili.
Ancora tornano in mente le immagini evocate da chi ha visto i carri ferroviari tedeschi durante la seconda guerra mondiale lungo la ferrovia Gemona – Sacile, dotati di grossi cannoni, che sparavano contro gli alleati in avanzata, per poi nascondersi lungo le vallate delle zone montane al fine di non essere intercettati dall’aviazione.
La costruzione poi di determinate linee ferroviarie, durante e dopo i periodi bellici, in particolare durante l’occupazione tedesca costituiva per i governanti dell’epoca una strategia finalizzata alla creazione di posti di lavoro, e durante i conflitti allo scopo di tenere sotto controllo le popolazioni civili.
Un esempio è stata la costruzione della linea Majano Udine, ora una semplice strada provinciale, ma alla quale mancavano solamente binari e traversine: si possono ancora oggi vedere lungo il percorso i resti di numerosi manufatti come ponti, viadotti, sottopassaggi, caselli, stazioni o aree di carico , ormai distrutti o lesionati dopo il terremoto del 1976.
Nella nostra epoca i moderni armamenti e in particolare la progressiva importanza dell’aviazione hanno reso quei mostri corazzati inutili e facilmente vulnerabili, le poche macchine ancora rimaste non sono altro che vetusti cimeli gelosamente custoditi in alcuni musei ferroviari.

Ivano De Simon
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