PIERO CATTARUZZI

FOTOGRAFIE 1970-1980

 

C’è un fortissimo senso delle geometrie nelle inquadrature di Piero Cattaruzzi, che definiscono il ret­tangolo in campiture spesso rigorosamente bilanciate, sia nelle riprese frontali, sia in quelle dall’alto. E là dove le linee disegnate dalla natura sul terreno suggeriscono morbidi e sinuosi profili, è ancora l’equilibrio delle linee e delle masse a caratterizzare la definizione dei piani e degli spazi.
Mi pare evidente che questa «interpretazione» di motivi naturali – assai vicina al temperamento ed alle predilezioni dell’autore – nasce da una lunga e attenta familiarità con essi. Ma nasce, soprattutto, dal­la capacità di decifrare all’interno dei mille segni che ci stanno intorno quella che di volta in volta è la matrice originaria, la chiave interpretativa, una pista univoca di lettura.
In questi «spazi popolati di silenzi», tramati di vibrazioni appena percettibili, regna sovrano il colore, che Cattaruzzi sa piegare a specifiche esigenze espressive. Lo vediamo sia nei monocromatismi esaspe­rati (il cobalto del cielo appena sporcato da uno sbuffo di vapore), sia nelle più variegate tavolozze di una facciata in cui la morbidezza dei toni attenua i contrasti cromatici.
Non ci sono né eventi straordinari né temi eroici nelle immagini di Piero Cattaruzzi: vi troviamo, inve­ce, una quotidianità che non siamo più abituati a vedere e che il fotografo ha estratto per noi dal flusso discreto del mondo per proporcela a paradigma. Naturalmente con gli strumenti e con la capacità di ve­dere che è propria dell’anima sensibile di un artista.

Lanfranco Colombo
Settembre 1991

 

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