Testimoni del territorio

 

Come tutte le cose della fotografia, anche l’espressione “circolo fotografico” contiene la sua bella dose di ambiguità; dovrebbe infatti trattarsi di un gruppo di amatori che si ritrovano per scambiare esperienze e conoscenze: così era agli inizi della fotografia di massa, negli ultimi anni dell’Ottocento.
La distinzione tra amatori e professionisti dovrebbe riguardare il fisco, la previdenza sociale, non chi cerca di raccontare e analizzare la fotografia la cui storia è ricca di persone che hanno lasciato un segno profondo nel pensiero e nelle opere; si pensi ad esempio ai circoli del secessionismo fotografico centroeuropeo di inizio Novecento, al gruppo f/64, alla Photo League, all’associazionismo che nell’immediato dopoguerra ridiede linfa al dibattito sull’immagine in Italia.
Questa, con le dovute differenze e il necessario rispetto, è anche la storia del Circolo Fotografico Friulano. Nei suoi quasi cinquant’anni di attività ha accumulato un importante patrimonio di pubblicazioni, di mostre organizzate, di conoscenza distribuita.
Negli elenchi spiccano l’attenzione e il legame al territorio, alla storia della fotografia, alle tendenze contemporanee. In questo lungo periodo ha raccolto operatori che hanno dato contributi di rilievo alla storia iconografica della nostra terra.
C’è poi un aspetto che sfugge alle descrizioni e agli elenchi ed è quello della distribuzione della conoscenza.
Il Circolo Fotografico Friulano ha dato la parola ad autori, studiosi e storici di rilievo, creando un raro punto di confronto assolutamente necessario per un’attività artistica che, dopo oltre un secolo e mezzo di vita, sfugge ancora a uno statuto certo e riconosciuto.
Il motivo di questo vuoto è presto detto: è la natura molteplice dell’opera fotografica che può essere informazione, pura e semplice propaganda, documentazione, affermazione estetica, ricerca, memoria e spesso più di una singola cosa, contemporaneamente o in tempi diversi. Tutto questo costringe chi cerca di indagare la fotografia e la sua storia a una ricerca e a una cultura multidisciplinare.
Negli ultimi venti anni l’orizzonte della fotografia si è profondamente modificato.
Alla nascita del Circolo, la fotografia prevalente era in bianco e nero e il veicolo privilegiato era la carta stampata; è quindi transitata attraverso la stampa a colori di grandi dimensioni, appesa alla parete di una galleria o di un museo.
Oggi l’immagine predominante è digitalizzata e spesso la si trova sulle bacheche dei social network.
È una trasformazione di tecniche, estetiche e linguaggi di cui solo oggi riusciamo a valutare la portata e le implicazioni.
Il Circolo Fotografico Friulano in questa transizione, per certi versi violenta, nonostante abbia avuto dei momenti di rallentamento e di esitazione è riuscito a ritrovare le coordinate della fotografia contemporanea e a collocarsi in essa senza aver dimenticato la conoscenza e gli insegnamenti del passato.

Rilettura di “40X” di Fabio Amodeo

Foto: Ivano De Simon