Il suo percorso espressivo è quello dell’artista visuale che scopre le nuove sorprendenti opportunità che possono germogliare dalle radici più antiche.
La sua più recente produzione valorizza le applicazioni della fotografia stenopeica e la street box photography. Progetta, modifica e realizza con estro creativo camere pinhole di vari formati, anche per i processi in colore istantaneo.
Opera in piazza ed in città, tra i passanti incuriositi, usando vari tipi di camera minutera, sempre autocostruite, eseguendo ritratti fotografici analogici pronti in pochi minuti. Per spostarsi con tutta la strumentazione necessaria ha sistemato un vecchio camper al quale ha dato il nome del suo scomparso amato gattino: Piciuluti.

 

instagram: @lafotografiastrana
sito: www.danielesandri.it

Daniele Sandri ama creare con le mani, anche le immagini.

Ad altri basta schiacciare un pulsante o sfiorare uno schermo.

Padroneggiare il processo fotografico significa per lui anche realizzare gli strumenti di ripresa, modificando o rienventando strumentazioni preesistenti, oppure ancora realizzandone di totalmente nuove.

Queste fotocamere autocostruite vengono battezzate, dando loro un nome, perché ciascuna di esse possiede un proprio carattere individuale, come accade con le persone o gli animali da compagnia.
I suoi apparecchi per fotografia stenopeica, realizzati in cartone, faesite, legno, alluminio… si chiamano PinKiev, Azzurra, Pinroll, illi deca, Limes120, PinHassy… Mentre le box-camera per fotografia minutera sono “Miniminu”, “La Repubblica” ed altre ancora. Tutte finemente personalizzate; al punto di costituire, esse stesse, autonome creazioni d’arte. Manufatti unici, in grado si produrre immagini altrettanto irripetibilmente originali per le persone che si lasciano coinvolgere nelle performance iconografiche di Daniele Sandri.

La tradizionale fotografia, a processo analogico immediato, in strada ed in piazza, assume la denominazione latina di “fotografia minutera”. Viene eseguita con camere ottiche che integrano un laboratorio fotografico essenziale per il trattamento rapido del materiale sensibile. Le street-box-camera interpretano e concretizzano, fondendole insieme, la magia della posa in ripresa e quella della camera oscura. Le fasi chimiche dello sviluppo e del fissaggio avvengono al buio, nascoste alla vista dei protagonisti. Il fotografo minutero manipola come un cieco le impronte che la luce ha inciso nei sali d’argento. Nell’oscurità si manifestano e si stabilizzano le figure rubate in pochi attimi allo scorrere del tempo. Presenza e persistenza prendono consistenza tattile, assumendo per sempre corpo su un foglio di carta, un oggetto destinato a sopravvivere ai protagonisti stessi dell’evento che la fotografia ha cristallizzato, sospendendolo nel tempo.

Nessuna mediazione di trasferimento meccanico d’inchiostri, elettrica, calcografica o digitale. Solo il gioco della luce riflessa dai soggetti che imprime segni in chiaroscuro, poi resi per sempre stabili a mantenere memoria di un breve momento. La fotografia minutera è un procedimento negativo-positivo su carta che produce una matrice fotografica unica, adatta ad essere riprodotta in copie positive. Ma l’atto fotografico, nella sua semplice complessità, richiede l’azione convergente e consapevolmente partecipata dei soggetti e del fotografo, coinvolgendo spesso persino gli spettatori. Ne nasce un’azione, che possiamo considerare addirittura teatrale, che richiede tempo, disponibilità reciproca, empatia, scambio e complicità.

Con la fotografia abbiamo un rapporto molto più diretto, immediato, fisico e personale che con le raffigurazioni prodotte da tutte le altre arti. Ogni ritratto diventa occasione di esercizio di lettura sociologica ed antropologica. Gli occhi ed i volti che osserviamo ci mettono in gioco e discussione. Noi siamo e ci interroghiamo perché le fotografie ci interrogano, tanto più profondamente intriganti perché mute.

Le risposte non stanno nei ritratti, ma dentro di noi. Ma le fotografie, persino e soprattutto quelle di sconosciuti, ci costringono al confronto ed alla riflessione.

Domandarci cosa stava pensando chi era in posa davanti a Daniele Sandri serve per comprendere cosa pensiamo noi degli altri. Solo ponendoci in atteggiamento di attenzione e rispetto possiamo riuscire a leggere, forse a capire, o almeno intuire, chi siamo.

In fotografia minutera tutti sono insieme soggetti attivi e protagonisti. Il ritratto non può essere mai “rubato” perché nasce come dono di attenzione reciproca. In un’epoca nella quale il tempo è il bene più prezioso, scegliere di riservarne una porzione per fissare la memoria di un’emozione di pochi istanti è un atto di cura per sé stessi e per le persone che si vogliono accanto per un ritratto che si avvicina al rito antico delle fotografie di studio di un secolo fa. In fondo si posa e si fotografa per prendere controllo del flusso degli eventi, per lasciare piccoli grandi segni delle nostre vite.

By Gabriele Chiesa